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LE LEZIONI DI PIERLUIGI PISCOPO (Maestro Internazionale)


Elogio del Perpetuo

Tra i tanti modi in cui può terminare una partita di scacchi, ho sempre provato una grande simpatia per lo scacco perpetuo.

La stessa formulazione di “perpetuo” rimanda a qualcosa di misterioso e ineluttabile, così via fino all’eternità (almeno alla scacchiera).

In effetti, si sa che il luogo entro cui si muovono i pezzi è geometricamente finito, ma che dire del tempo, che in certe circostanze, come appunto la patta per scacco perpetuo, sembra curvarsi fino a non finire più?

Inoltre, tornando al gioco in se e per sé, quando si osservano le partite che finiscono con l’inevitabile sequela di scacchi, spesso si può notare che si è trattato di battaglie durissime, in cui un attacco ed una difesa ugualmente corretti si sono affrontati sino ad un esito pacifico, ma cruento.

A volte il perpetuo è associato a sacrifici brillanti, altre è una disperata scappatoia in una posizione compromessa, in ogni caso lo spettacolo è assicurato.

Al recente Livigno Chess Open, un torneo molto forte che si è svolto dal 10 al 17 settembre appunto a Livigno, la rinomata stazione climatica alpina a 1800 metri di quota, mi è capitata la singolare sorte di veder concludersi con lo scacco perpetuo ben tre delle nove partite da me disputate.

Spero che le partite che vado a presentarvi vi piacciano e che possiate trovarvi degli spunti interessanti.

Se non altro, nonostante la minaccia di non finire mai a causa appunto del perpetuo, vedrete che tutte e tre brillano per la loro brevità.

Analisi delle partite >>>

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